Dipartimento di Giurisprudenza

Estudio General y Universidad Primaria Turritana A.D. 1632
Università degli Studi di Sassari

Paolo Sylos Labini

Professore di Economia politica nella Facoltà di Giurisprudenza

 

Paolo Sylos Labini (Roma, 1920-2005) pugliese di origini, si laureò nel 1942 in giurisprudenza nell’ateneo della capitale con una tesi su “Gli effetti economici delle invenzioni sull’organizzazione industriale”. La sua prima guida accademica fu l’economista napoletano Alberto Breglia, già incaricato nei primi anni Trenta dei corsi di Economia politica e Statistica presso la Facoltà di Giurisprudenza a Sassari. A partire dal 1948, su consiglio dello stesso Breglia, Sylos Labini decide di perfezionare i suoi studi negli Stati Uniti: tre mesi a Chicago e poi ad Harvard, sotto la guida di J.A. Schumpeter, dove conoscerà anche l’amico e futuro premio Nobel 1985 per l’economia, Franco Modigliani, e dove frequenterà una forte personalità come quella dello storico Gaetano Salvemini. Nel 1949 vince una borsa della Banca d’Italia che gli consente di trascorrere un ulteriore anno accademico all’estero, precisamente a Cambridge (UK), sotto la supervisione di D.H. Robertson. Quali vicende portano Sylos Labini a Sassari? Nell’estate del 1955, Sylos Labini soggiorna nuovamente negli Stati Uniti. Compagno di viaggio dell’economista è Giuseppe Guarino, giovane giurista napoletano, già professore di Diritto costituzionale a Sassari a cavallo tra gli anni Quaranta e Cinquanta. Su indicazione di Ernesto Rossi, personalità molto vicina all’allora presidente del Consiglio Antonio Segni, Sylos Labini riceve, congiuntamente a Guarino (designato direttamente da Segni, che lo aveva avuto come collega a Sassari), l’incarico governativo di analizzare in maniera imparziale la cornice economica e giuridica statunitense di sfruttamento delle risorse petrolifere, in vista della redazione di una legge italiana in materia (essendo stati scoperti anche in Italia, a partire dal 1949, i primi giacimenti). Il nostro paese deve in effetti affrontare in questa fase enormi pressioni da parte delle lobbies petrolifere americane per l’ottenimento delle concessioni di sfruttamento degli (ipotizzati) ricchi giacimenti della Valpadana. La “missione” americana si rivela particolarmente proficua per Sylos Labini sul piano speculativo: oltre al volume, scritto con Giuseppe Guarino, L’industria petrolifera negli Stati Uniti, nel Canadà e nel Messico (1956), è certo che l’economista poté raccogliere, durante le riflessioni sulle dinamiche dell’industria petrolifera americana, ulteriori motivi di insoddisfazione, su base empirica, circa la capacità esplicativa dell’allora dominante teoria dei mercati di derivazione neoclassica. In effetti, Sylos Labini, occupandosi della forma di mercato oligopolistica, contribuisce a porre le fondamenta della teoria delle cosiddette “barriere all’entrata” nei settori. Il risultato è il notissimo Oligopolio e progresso tecnico (1956), che ha contribuito a renderlo economista di fama internazionale per il contributo allo studio delle forme di mercato non concorrenziali, pubblicato durante il periodo sassarese. Anche se l’effetto dirompente sulla teoria economica di questo originale contributo è stato, per certi versi, “smorzato” da una sorta di vulgata neoclassica che ha portato a trascurare gli aspetti dinamici sviluppati nella seconda parte del volume, non se ne possono negare le profonde radici classiche. Al rientro dagli Stati Uniti, Sylos Labini, probabilmente sotto i buoni auspici del presidente del Consiglio Segni (già professore e rettore nell’ateneo di Sassari), è incaricato del corso di Economia politica, presso la Facoltà di Giurisprudenza, per gli anni accademici 1955-56, 1956-57 e 1957-58. Chi lo ha conosciuto durante il periodo sassarese ricorda che le sue lezioni erano molto affascinanti, il corso per niente facile e gli esami particolarmente selettivi. Molto probabilmente, si trovò ad assegnare solamente una manciata di tesi in totale. Gli anni dell’incarico a Sassari sono cruciali per la carriera di Sylos Labini. In questo periodo, infatti, deve affrontare apertamente le ostilità di una parte del mondo accademico della sua epoca e, dopo essersi scontrato con alcuni “baroni” dell’economia, non supera i concorsi a cattedra del 1956. Inutile sottolineare che Sylos Labini era uno dei candidati più brillanti dell’epoca e, l’anno dopo, non fu proprio possibile “ostacolarlo”. Non è possibile dimenticare i profondi legami di Sylos Labini con la Sardegna e, in particolare, con alcune persone (colleghi, allievi e non solamente) incontrate a Sassari. Tra queste, si può senz’altro ricordare Antonio Pigliaru, con il quale Sylos Labini intrattenne una intensa corrispondenza ben oltre la sua partenza da Sassari. Con Sylos Labini, l’Università di Sassari ha avuto nel suo corpo docente un futuro candidato al premio Nobel. Diversi economisti, infatti, sostengono che il professore sia giunto più volte ad un passo dal prestigioso riconoscimento per la sua teoria dell’oligopolio concentrato e che forse abbia pagato la scelta di non eccedere in formalismi e di ricorrere alle esemplificazioni per sostenere le sue tesi. Nel gennaio del 1958, senza aver potuto tenere il corso di Economia politica a Giurisprudenza, inizialmente affidatogli, Sylos Labini lascia l’Università di Sassari per iniziare il periodo di straordinariato presso l’Università di Catania. Due giovani sassaresi, appartenenti al “cenacolo” dei collaboratori della rivista di Pigliaru Ichnusa, Andrea Saba e Ferdinando Buffoni, che avevano mantenuto stretti contatti con il maestro, lo seguiranno, nel 1959, per portare avanti alcune vaste ricerche sull’economia siciliana. In Sardegna, Sylos Labini sarebbe tornato per vari decenni (anche se poco per motivi professionali), soprattutto nel periodo estivo, accolto dai numerosi amici che aveva lasciato nell’isola o che in Sardegna tornavano per le vacanze.

Tratto da Daniele Porcheddu in Storia dell'Università di Sassari a cura di Antonello Mattone