Dipartimento di Giurisprudenza

Estudio General y Universidad Primaria Turritana A.D. 1632
Università degli Studi di Sassari

Massimo Severo Giannini

Professore di Diritto amministrativo e Diritto finanziario e scienza delle finanze nella Facoltà di Giurisprudenza 

Massimo Severo Giannini nacque a Roma l’8 novembre 1915, figlio di quell’Amedeo che fu giurista ma al tempo stesso alto funzionario dello Stato, diplomatico, docente, responsabile di enti pubblici. Iscrittosi nella facoltà di giurisprudenza di Roma, divenne allievo di Santi Romano (e in diversa misura di Guido Zanobini). Proprio Romano, nel 1936 (quando il giovane Massimo Severo aveva dunque solo 22 anni) ne indicò il nome ai colleghi di Sassari per esservi chiamato ad un primo incarico (dal febbraio 1937 in Diritto amministrativo, con successivo affidamento anche del Diritto finanziario e scienza delle finanze, in- carichi poi riconfermati nei due anni accademici successivi). “Ternato” nel concorso per il Diritto amministrativo bandito dall’Università di Cagliari nell’ottobre 1939, il giovanissimo Giannini fu poi chiamato a Sassari (Facoltà di Giurisprudenza) quale straordinario di Diritto amministrativo nel 1939-40. Qui tenne, il 26 novembre 1939, l’importantissima prolusione al corso di diritto amministrativo (poi pubblicata in Studi sassaresi): i “Profili storici della scienza del diritto amministrativo”. Segnali di novità e di originalità che si sarebbero confermati nelle due grandi monografie edite nel periodo sassarese: L’interpreta- zione dell’atto amministrativo e la teoria giuridica generale dell’interpretazione e Il potere discrezionale della pubblica amministrazio- ne. Giannini rimase a Sassari sino al 4 aprile 1940, quando fu chiamato alle armi. Con la liberazione si aprì per Giannini una breve ma inten- sa stagione di impegno a ridosso della politica, trascorso soprattutto al Ministero per la Costituente, a stretto contatto con l’amico mi- nistro Pietro Nenni, del quale fu il capo di gabinetto. Frattanto si svolgeva rapidamente la sua carriera accademica e si affermava l’au- torità scientifica di Giannini nel campo del Diritto pubblico, ed amministrativo in particolare. Professore a Perugia (1940-1952), poi a Pi- sa (1952-1959), infine dal 1959 al 1985 a Roma, Giannini divenne il punto di riferimento di un’intera generazione di giovani giuristi, quelli, in particolare, più sensibili verso il programma dell’attuazione della Costituzione. Fittissima la sua bibliografia degli anni Cinquanta e Sessanta, sino alle grandi opere dei due decenni successivi. Fondamentali i suoi scritti sulle autonomie, sugli enti pubblici, sul diritto ur- banistico, su ardui problemi teorici quali l’analogia giuridica, o l’interpretazione dell’atto amministrativo, o la definizione della persona giuridica pubblica. Del 1950 sono le Lezioni di diritto amministrativo, primo grande affresco nel quale Giannini si misurava con la tradi- zione precedente, in larga parte discutendola alla luce delle recenti, radicali trasformazioni del diritto pubblico. Sul tema però sarebbe ritornato ciclicamente (nel 1959-60 nella nuova edizione, profondamente innovata, e poi ancora nella voce Diritto amministrativo scrit- ta per l’Enciclopedia del diritto e uscita nel 1964, e quindi nel Diritto amministrativo del 1970), in un’incessante ricerca nella quale i ri- sultati conseguiti vennero sistematicamente sottoposti a critica e revisionati alla luce delle nuove acquisizioni. Nel 1986, in un altret- tanto fondamentale saggio sul “pubblico potere” (Il pubblico potere. Stati e amministrazioni pubbliche) l’analisi della destrutturazione dello Stato contemporaneo, iniziata pionieristicamente sin dalle prime opere, approda ad una visione lucida e originale della disaggregazione delle grandi organizzazioni pubbliche, della prevalenza del diritto privatonelle loro modalità di espressione, del temperamento degli assetti autoritativi a vantaggio dell’amministrazione (o delle amministrazioni) come erogazione di servizi. Difficile riassumere in poche righe i fondamentali contributi di Giannini alla scienza giuridica. Egli è stato – come ha scritto il suo primo allievo Sabino Cassese – certamente il più importante maestro della generazione di giuspubblicisti vissuta tra gli anni a cavallo della seconda guerra mondiale e la seconda parte del Novecento. Giurista nel senso pieno della parola, attento per di più ai contributi di tutte le scienze sociali, Giannini ha arricchito con i suoi studi non solo il Diritto amministrativo e le scienze dello Stato e dell’amministrazione ma il complesso intero delle discipline giuridiche, misurandosi in modo esemplare con i grandi scienziati del diritto italiani e stranieri e svolgendo una intensa attività accademica (l’università è sempre stata da lui rivendicata come il suo impegno prioritario), latamente politica (nella veste discreta di consigliere del governo e dell’amministrazione o in quella di prestigioso presidente e membro di commissioni di studio e di riforma), scientifico-culturale (anche come animatore di importanti riviste e di innumerevoli gruppi di ricerca, nonché – a lungo – come membro del comitato scienze giuridiche del CNR). Nell’agosto 1979 e sino all’ottobre 1980 Giannini intraprese la sua unica, breve esperienza in qualità di ministro, accettando l’incarico di responsabile della Funzione pubblica in un malfermo governo Cossiga. Il suo Rapporto al Parlamento sui principali problemi metteva rigorosamente e seccamente a nudo i vizi antichi e nuovi del sistema amministrativo e suggeriva (nella linea di un riformismo concreto e privo di ideologismi) le misure urgenti da adottare per porvi riparo. Trascorse gli ultimi anni, quelli del pensionamento universitario, nella quiete del suo studio romano. Vi fu però ancora l’occasione per una testimonianza di passione civile: preoccupato osservatore della cri- si istituzionale italiana, nei primi anni Novanta aderì allo schieramento referendario capeggiato da Mario Segni, partecipando anche, alla testa di una piccola lista di intellettuali, alle elezioni del 1992. Subito dopo si schierò decisamente per il “sì” nel referendum del 1993. Morì a Roma il 24 gennaio 2000.

Tratto da Guido Melis, in Storia dell'Università di Sassari, a cura di Antonello Mattone