Dipartimento di Giurisprudenza

Estudio General y Universidad Primaria Turritana A.D. 1632
Università degli Studi di Sassari

Giorgio Del Vecchio

Professore di Filosofia del diritto nella Facoltà di Giurisprudenza

Nacque il 26 agosto 1878 a Bologna. Trasferitosi il padre all'università di Genova, vi compì i suoi studi e si laureò in giurisprudenza col massimo dei voti e la lode. Nel 1902 apparvero le sue prime pubblica- zioni: un articolo sulla rivista Il Convito di Genova, un altro sulla Rivista ligure di scienze lettere ed arti, e i due primi saggi scientifici, dedicati l'uno a L'evoluzione della ospitalità (sulla Rivista italiana di so- ciologia) e l'altro, intitolato Il sentimento giuridico, sulla Rivista italiana per le scienze giuridiche, l'autorevole rivista che usciva a Torino. Questi due saggi mostrano già una notevole maturità di ingegno e l'impegno dello studioso: il primo di essi ebbe, anche a distanza di molti anni, diverse traduzioni in lingue straniere; il secondo contiene in nuce uno dei motivi costanti e caratteristici del pensiero di Del Vec- chio, destinato ad avere larghi sviluppi in seguito, giacché tratta del sentimento della giustizia. Nel 1903 Del Vecchio iniziò il suo insegnamento universitario di filosofia del diritto, che avrebbe proseguito per cinquant'anni, nell'università di Ferrara, e pubblicò a Genova il suo primo libro, Le dichiarazioni dei diritti dell'uomo e del cittadino nella rivoluzione francese, in cui si rifletteva il suo interesse politico alimen- tato dalla frequentazione con gli ambienti repubblicani genovesi. Intanto aveva iniziato anche i suoi viaggi e i contatti personali con studiosi stranieri, attività che egli proseguì con molta cura per tutta la vita, agevolando così la conoscenza delle sue opere all'estero e lo scambio di esperienze e iniziative culturali. Frequentò l'università di Berlino, dove conobbe alcuni dei più famosi filosofi del diritto. Nel 1906 si trasferì all'u- niversità di Sassari e nel 1909 a quella di Messina, dove conseguì l'ordinariato; chiamato nel 1910 all'università di Bologna, passò nel 1920 a quella di Roma. Furono quelli gli anni suoi particolarmente fecondi di opere: nel 1905 apparve a Bologna il volume I presupposti filosofici della nozione del diritto, che divenne il primo della sua fondamentale trilogia, giacché ad esso seguirono nel 1906, sempre a Bologna, Il concetto del diritto, e nel 1908, a Torino, Il concetto della natura e il principio del diritto. Tutte e tre le opere vennero poi raccolte insieme sotto il titolo di Presupposti, concetto e principio del diritto (Trilogia) (Milano 1959), ma già nel 1914 erano apparse riunite in un solo volume, intitolato The for- mal bases of law, presso la Boston Book Company; la fama di Del Vecchio aveva dunque raggiunto una larga espansione, confermata dalla ri- stampa dell'opera nel 1921 a New York e dalla sua inclusione nella prestigiosa "The modern legal philosophy series". Il pensiero filosofico-giuridico di Del Vecchio trovò nella ricordata trilogia la sua compiuta espressione. Appare emblematica la formula defini- toria del concetto del diritto da lui allora proposta e mantenuta negli scritti successivi, che suona così: "Il diritto è la coordinazione obiettiva delle azioni possibili tra più soggetti, secondo un principio etico che le determina, escludendone l'impedimento". Formula questa di evidente de- rivazione da quella enunciata da Kant: "il diritto è l'insieme delle condizioni, per le quali l'arbitrio di ognuno può accordarsi con l'arbitrio degli altri secondo una legge universale di libertà". A differenza di Kant, Del Vecchio poneva tuttavia una distinzione fra il concetto del diritto (inteso come pura forma logica) e l'idea di diritto (intesa come forma deontologica), che considerava come un criterio di valutazione del diritto positivo. Accanto alla produzione scientifica di filosofia del diritto, venne svolgendo una rilevante attività di studioso di filosofia politica, alla quale associò, dopo la guerra di Libia, anche quella di scrittore di attualità politica, orientandosi verso l'ideologia nazionalista. Gli an- ni Venti avevano segnato uno svolgimento e un approfondimento del suo pensiero, per cui alla riflessione sui temi di logica filosofica, che avevano caratterizzato la Trilogia, seguì quella sui temi di etica e di politica, segnata dall'apparizione del suo saggio su La giustizia. L'opera conobbe, nel corso degli anni che vanno dalla sua apparizione alla edizione conclusiva, una straordinaria fortuna all'estero. Questo successo è una conferma del carattere aperto, anzi universale, dell'indagine condotta da Del Vecchio, nella quale egli sostenne che una concezione formale della giustizia coincide con la giuridicità, ma che la coscienza giuridica avverte una esigenza più alta ed assoluta della giustizia come valore assoluto della persona umana. Interessante qui rilevare come riconoscesse a fondamento del principio di giustizia "il riconoscimento eguale e perfetto, secondo la pura ragione, della qualità di persona, in sé come in tutti gli altri, e per tutte le possibili interferenze tra più soggetti", e insieme affermasse che la stessa nozio- ne di giustizia comporta "un originario diritto alla solitudine" (ed. 1959, p. 125), così anticipando il tema del diritto alla riservatezza, da lui trattato anche in un apposito saggio del 1957, Diritto, società e soli- tudine, apparso sulla rivista Filosofia. In quegli stessi anni, che segnano la sua intensa attività accademica nell'università di Roma, Del Vecchio svolse una rilevante operosità didattica e organizzativa anche in un più vasto campo culturale, riu- scendo a fare della sua cattedra romana un punto di riferimento per gli studiosi di filosofia del diritto d'ogni paese. Dell'anno 1920-21, in cui iniziò il suo insegnamento, sono le Lezioni di filosofia del diritto. L'opera venne tradotta in nove lingue (fra cui la giapponese nel 1941), sicché essa fu veicolo di cultura italiana su un piano che può ben dirsi mondiale. Nel 1921 assunse la direzione dell'Archivio giuridico, che fece risorgere a nuova vita dopo una interruzione decennale, e nello stesso anno fondò la Rivista internazionale di filosofia del diritto, alla quale assicurò larga diffusione in Italia e all'estero, con una costan- te libertà di interessi mentali, che caratterizzò la collaborazione; essa divenne dunque davvero "internazionale" nella diffusione e nei contenuti. Nel periodo, che va dal 1920 al 1938, Del Vecchio venne anche accentuando il suo interesse per i problemi di etica e di filosofia politica. Perse la cattedra universitaria due volte e per motivi opposti: nel 1938 perché ebreo e nel 1944 perché accusato di essere stato fa- scista. Nel 1947 riprese l'attività dell'insegnamento e quella culturale con la sua abituale solerzia, ricucendo pazientemente il lungo strappo verificatosi nella sua esistenza. Nel 1958 l'università di Coimbra gli conferiva la laurea honoris causa. Al volume, che era stato da lui curato e pubblicato a Roma nel 1936, I problemi della filosofia del diritto nel pensiero dei giovani, che raccoglieva i risultati delle esercitazio- ni svolte dagli studenti negli anni 1926-1935, fece seguito (Milano 1955) un'altra opera dallo stesso titolo, che raccoglieva analoghi lavori svolti negli anni 1935-1953. Nel 1961 venne pubblicato a Milano in suo onore un volume di Scritti vari di filosofia del diritto. Trascorse gli ultimi anni, in amara solitudine, a Genova, dove morì il 28 novembre 1970.

Tratto da Vittorio Frosini, in Dizionario biogra co Treccani