Giacomo Delitala
Professore di Diritto penale
Nel ricordo di Giorgio Marinucci “Quale fosse il peculiare talento di Giacomo Delitala (Sassari, 1902—Milano, 1972), ce lo ha detto e scolpito Salvatore Satta, suo compagno di università a Sassari, commemorandolo con af- fettuosa commozione un anno dopo la morte: «A vent'anni - scrisse Satta - era quello che sarebbe stato fino ai settanta, poiché non vi fu quel che per gli altri era un formarsi, un progredire. Le qualità dialettiche di cui doveva dare va- sta prova, a vent'anni erano già interamente sviluppate in lui, era solo più ristretto il campo dove spaziava, poiché era la piccola università di Sassari, dove costringeva i compagni a discutere di tutto, di diritto, di filosofia, di politica, di letteratu- ra, fino alle ore più tarde. Di queste qualità doveva accorgersi due anni più tardi il povero Ottorino Vannini nella discussione della tesi: il bravo professore di penale non sapeva più a che santo votarsi di fronte all'incalzare delle obiezioni del laurean- do. Pareva che le parti si fossero rovesciate. Intanto esercitava su di noi la forza del suo pensiero in ogni campo, e noi ne eravamo soggiogati». Fin qui Satta; ma in quel "e noi ne eravamo soggiogati" potremmo includere studenti, allievi, magistrati, avvocati, tutti quelli che hanno avuto la fortuna di conoscere Giacomo Delitala. Chi lo ha conosciuto a fondo sa che dietro il suo amore per le for- mule stringate, le precise ripartizioni, le nette antitesi, si celava uno spirito ordinato: era - come dice con il suo doppio sen- so nella nostra lingua - uno spirito che "mette ordine". E "mettere ordine" nella materia del diritto penale - una materia nella quale si rispecchia l'individualità stessa di un popolo, con le sue passioni, i suoi sentimenti, il suo grado di civiltà e bar- barie - è privilegio di pochissimi: i pochissimi in cui prende forma di tanto in tanto lo spirito dell'illuminismo, la stagione più feconda nella storia dell'incivilimento del diritto penale. E Giacomo Delitala fu tra questi pochissimi. I frutti scientifici della sua natura rischiaratrice furono tutti di eccezionale maturità e fecondità. Campeggia la monografia del 1930 Il fatto nella teoria generale del reato: pietra miliare nell'evoluzione della scienza penalistica italiana; una ricostru- zione del sistema del reato con gli strumenti più raffinati della moderna dogmatica caratterizzato - come negli altri studi di teoria generale del reato e di parte speciale - dal senso dell'es- senziale, dall'accostarsi a ogni problema con incondizionata disponibilità, attingendo al bagaglio dogmatico per sorreggere e affinare il discorso interpretativo, mai per eluderlo o condizio- narlo. Delitala mostrò anche il volto del penalista con vocazione per il lavoro legislativo. Sapienti e tuttora illuminanti le pagine scritte per il parere scritto per l'Università Cattolica nel 1927, quan- do era ancora venticinquenne, su Le dottrine generali del reato nel Progetto Rocco; e sapienti e taglienti le osservazioni critiche Sul progetto preliminare del libro primo del codice penale, formulate nel 1930 per l'Università Statale di Milano. Nello stesso anno tracciò un umanissimo equilibrato manifesto sui punti nodali del magistero punitivo, scrivendo su Prevenzione e re- pressione nella riforma penale, battendosi anche per la riforma carceraria: «il carcere dovrebbe essere un purgatorio ed è invece un inferno». Dette prova della versatilità dell'ingegno e della vastità della preparazione in almeno altri due settori del sistema penale. Nel campo della procedura penale: memorabile la monografia gio- vanile del 1927 su Il divieto della reformatio in pejus nel processo penale, che raccolse gli elogi calorosi di Francesco Carnelutti; ed esemplare per impegno civico, a metà degli anni sessan- ta, la funzione di guida nell'elaborazione di una riforma del processo penale in senso accusatorio. Il diritto penale commerciale fu l'altro settore in cui Delitala eccelse, contribuendo alla sua fondazione scientifica con numerosi scritti sui reati societari e fallimentari, soprattutto con la poderosa raccolta di Studi sulla bancarotta, del 1935. Per oltre quarant'anni la scienza del diritto penale, sostanziale e processuale, ha avuto in Giacomo Delitala la sua guida indiscussa. E l'autorità di cui godeva nel mondo accademico fluiva dal riconoscimento della sua statura intellettuale e della sua equanime probità. Tutti lo ricordiamo maestro sorridente e buono; non la bontà delle animi semplici, ma quella che è raggiungibile solo con un'altissima misura di saggezza.”