Dipartimento di Giurisprudenza

Estudio General y Universidad Primaria Turritana A.D. 1632
Università degli Studi di Sassari

Francesco Antolisei

Professore di Diritto e procedura penale nella Facoltà di Giurisprudenza

Francesco Antolisei nacque a San Severino Marche (Macerata) il 6 dicembre 1882 da Giulio, maestro di musica, e da Maria Scuriatti. Secondo di sette figli, rivelata singolare attitudine agli studi, fu inviato in collegio a Roma, dove godendo di una borsa di studio del Pio Sodalizio dei Piceni, potè dopo il liceo iscriversi e laurearsi in giurisprudenza con una pregiata tesi in Diritto penale sul delitto tentato. Per ragioni economiche non potè però intraprendere la carriera scientifica, lavorando piuttosto come impiegato presso il Pio Istituto di Santo Spirito e presso gli Ospedali Riuniti di Roma. Nel 1919 si trasferì a Milano, dove diresse l'ufficio legale della Banca Bergamasca. Ciò non gli impedì di collaborare saltuariamente con Luigi Lucchini e Silvio Longhi alla Rivista penale e alla Rivista di diritto e procedura penale. A due de- cenni dalla laurea, nel 1927 conseguì la libera docenza con una monografia sull’Azione e l’evento nel reato, che riscosse il plauso di Arturo Rocco. Incoraggiato da quest’ultimo, si volse definitivamente e a pieno tempo all’attività di ricerca, pubblicando nel 1930 una seconda cospicua monografìa sull'Offesa e il danno nel reato.

Nello stesso anno partecipò a un concorso bandito dall’Università di Sassari, dove, risultato vincitore al secondo posto dietro Giacomo Delitala, vi fu chiamato nell’anno accademico 1931-32 quale professore straordinario di Diritto penale e procedura penale (in quell’anno la Facoltà di Giurisprudenza di Sassari era composta di soli cinque professori di ruolo, due ordinari, Antonio Segni e Flaminio Mancaleo- ni, e tre straordinari, tra cui appunto Antolisei). A Sassari insegnò anche nell’anno accademico 1932-33, dopodiché fu chiamato al- l’Università di Parma e nel 1938 all’Università di Genova (in sostituzione di Nino Levi, destituito in forza delle famigerate leggi razziali). Dal 1940 insegnò nell’Università di Torino, che divenne la sua sede definitiva e dove fu maestro di due studiosi presto assurti a protago- nisti assoluti nel panorama accademico nazionale: Marcello Gallo per il Diritto penale e Giovanni Conso per la Procedura penale. A Tori- no compose il suo famoso Manuale di diritto penale: un volume di parte generale e poi due di parte speciale, infine integrati da un quar- to volume di diritto penale complementare.

Nei due anni di proficua permanenza sassarese Antolisei scrisse due importanti lavori, il primo quale prolusione al corso di Diritto pe-
nale, intitolato La volontà nel reato, il secondo quale discorso ufficiale per l’inaugurazione dell’anno accademico 1932-33, intitolato Pene
e misure di sicurezza. La prolusione (pubblicata in Rivista penale, 1932) costituisce un discorso originale e innovativo sul significato
della coscienza e volontà, quali requisiti di base richiesti dall’art. 42 del codice penale per la rilevanza penale di qualsiasi condotta uma-
na. La sua idea è che sono da intendersi come coscienti e volontari non solo i comportamenti assistiti da un effettivo coefficiente psico-
logico, ma anche quegli atti riflessi e automatici che siano potenzialmente controllabili e dominabili (il che rende possibile imputare al
soggetto come colposi tali atti privi di un sostrato volontario vero e proprio). Tale opinione s’impose nella scienza e nella giurisprudenza e risulta a tutt’oggi unanimemente accolta.

Nel discorso inaugurale su “Pene e misure di sicurezza” (pubblicato in Rivista italiana di diritto penale, 1933) Antolisei prese posizione sul sistema sanzionatorio introdotto nel nuovo codice del 1930, e comu- nemente denominato «del doppio binario» (una sorta di risultato di compromesso tra i due indirizzi penalistici allora dominanti, la Scuola classica e la Scuola positiva), che prevede l’irrogazione delle pene per i soggetti imputabili (adulti capaci d’intendere e di volere) e delle misure di sicurezza — indeterminate quanto alla durata — per i soggetti socialmente pericolosi, siano essi imputabili che non imputabili (infermi di mente e minori). Qui Antolisei si avventurò con dovizia di stringenti argomenti a criticare tale sistema dualistico, auspicando la sua unificazione in una sanzione che racchiudesse insieme sia istanze di intimidazione generale che di prevenzione speciale.

La celebrità di Antolisei, e il suo posto saldo nella scienza del Diritto penale, è legata soprattutto al suo Manuale, fedele alla tradizione sistematica, che fu già di Francesco Carrara, della semplice bipartizione in elemento oggettivo e elemento soggettivo del reato e alieno dal sovraccaricarsi di teorie concettualistiche fine a sé stesse. Nato negli anni Quaranta, il Manuale ha conosciuto innumerevoli edizioni, ag- giornato dopo la sua morte dal l’allievo Luigi Conti e ultimamente da Carlo Federico Grosso (allievo del suo discepolo Marcello Gallo). Attualmente è in circolazione (a distanza di ormai quarantanni dalla scomparsa di Antolisei) la quindicesima edizione sia della Parte generale che della Parte speciale: si tratta dell’opera in assoluto più pubblicata in tutta la letteratura penalistica italiana, a dimostrazione del suo valore e successo.

I meriti e i risultati scientifici di Antolisei sono vasti e numerosi. In estrema sintesi si possono citare: a) La nozione di suitas della condotta penalmente rilevante (esposta compiutamente nella citata prolu- sione sassarese); b) La nozione di “causalità umana”; c) La capacità e maestria interpretativa nell’analisi delle singole fattispecie incriminatrici, con particolare risalto all’interpretazione teleologica e all’in- terpretazione sistematica. Tutto ciò, con il dono di una visione sempre fortemente ancorata al comune sentire e alla pratica giudiziaria; d) Non ultimo, il successo dell’opera di Antolisei è infine legato al suo modo di ragionare, con argomentazioni lineari e privo di vane complicazioni, e al suo stile espositivo, eccezionalmente semplice e comprensibile. Lo riconobbe fra tanti Giacomo Delitala, riferendosi in parti- colare al suo Manuale: «Per la chiarezza del dettato, per l’ordine dell’esposizione, per la semplificazione e la penetrazione dei diversi problemi è diffìcile trovare un libro di testo che possa reggere al con- fronto».