Arturo Carlo Jemolo
Professore di Diritto ecclesiastico nella Facoltà di Giurisprudenza
La presenza di Arturo Carlo Jemolo a Sassari coincide con un particolare momento di rilancio della Facoltà di Giurisprudenza. Infatti, nel marzo del 1919 la facoltà – il cui corpo docente è costituito nella stragrande maggioranza da professori locali – tenuto conto degli insegnamenti fondamentali e considerata l’esigenza di dare uno stabile assetto alle cattedre vacanti fa voto che siano banditi i concorsi per numerose materie. I concorsi vengono espletati e tra i vincitori vi è Jemolo, chiamato a ricoprire la cattedra di Diritto ecclesiastico, materia inizialmente non compresa nell’elenco di quelle da bandire. A lui, poi, nel febbraio del 1921, viene affidato anche l’insegnamento di Diritto internazionale, nel frattempo rimasto privo di titolare. Questi due corsi, tenuti fino al dicembre del 1922, costituiscono la fase iniziale della luminosissima carriera universitaria di Jemolo, giurista, storico e uomo di cultura tra i più illustri del XX secolo. Nasce a Roma il 17 gennaio 1891 e dopo la morte del padre (1905), si trasferisce a Torino dove, completati gli studi superiori, frequenta la Facoltà di Giurisprudenza e l’11 luglio 1911 consegue la laurea col massimo dei voti, la lode e la dignità di stampa della tesi in Diritto ecclesiastico discussa con Francesco Ruffini. Tra il 1911 ed il 1920 la vita di Jemolo è caratterizzata dall’approfondimento di temi giuridici e storici che lo condurrà, sotto la guida di Ruffini, a conseguire nel 1916 la libera docenza – da esercitare presso l’Università di Torino e successivamente, ottenutone il trasferimento, a Roma, ove tiene un corso libero presso l’Università della Sapienza – e, nel 1920, la cattedra universitaria a Sassari. Sulla formazione culturale di Jemolo ha certamente influito positivamente l’essere allievo di Ruffini ed infatti questo legame ha consentito a lui, ancora giovane studioso, di accedere agli ambienti accademici e culturali più significativi. Anche l’incontro con Ernesto Buonaiuti, professore a Roma di Storia del cristianesimo, appare rilevante. Jemolo, infatti, alla fine del 1919 si unisce al gruppo dei più giovani allievi di Buonaiuti che avevano creato una sorta di grande famiglia spirituale permeata profondamente dai principi cristiani. Questa esperienza ha riflessi particolari nei suoi anni di insegnamento a Sassari specialmente nei rapporti con gli studenti. Con la chiamata di Jemolo l’ateneo turritano si arricchisce di un professore giovane, di elevata cultura, con esperienza in vari settori della vita pubblica e già autore di rilevanti scritti di cui i più significativi appaiono La questione della proprietà ecclesiastica nel Regno di Sardegna nel Regno d’Italia durante il quarantennio 1848-1888 (Torino, 1911); Chiesa e Stato negli scrittori italiani dei Seicento e Settecento, (Torino, 1914), e L’amministrazione ecclesiastica, vol. X, parte 2a, del Primo trattato completo di diritto amministrativo italiano, diretto da V.E. Orlando (Milano, 1915). Jemolo, arriva a Sassari con la convinzione di restarvi per un certo numero di anni ed è animato da una passione intensa per l’insegnamento nell’università che traspare anche dalla sua rinuncia all’ufficio occupato a Vienna, dotato di una consistente remunerazione. Si tratta, per lui, dell’effettivo inizio della carriera che, come egli stesso ha affermato, «fin dai banchi della scuola» era stata la sua «ambita meta». Jemolo considera l’attività del professore universitario alla pari di una missione e con questo convincimento, riferendosi alle discussioni sulle rivendicazioni allora avanzate dal corpo docente, scrive a Mario Falco – all’epoca titolare, a Parma, della cattedra di Diritto ecclesiastico, primo allievo di Ruffini, e da Jemolo definito «austero fratello maggiore in studi» – che «uno sciopero di professori universitari sarebbe sconcio come uno sciopero dei preti». Il suo entusiasmo deve fare i conti immediatamente con la realtà di «una scolaresca» molto ristretta. A quel tempo, infatti, gli iscritti a ciascun anno di corso erano intorno alla ventina e pochi i frequentanti: in relazione ad un giorno in cui erano presenti sei studenti Jemolo scrive «una folla!». Egli prepara regolarmente le sue lezioni di diritto ecclesiastico e per l’insegnamento di diritto internazionale ritiene opportuno predisporre personalmente per gli studenti una raccolta di dispense, che non ci sono pervenute. Circa il corso di diritto ecclesiastico si ha notizia che esso si articolasse in un primo ciclo di lezioni dedicato al diritto canonico, un secondo alle relazioni tra Stato e Chiesa a partire dalla seconda metà del Settecento ed un terzo al diritto ecclesiastico italiano vigente. Quest’ordine di trattazione troverà, poi, riscontro nel volume Elementi di diritto ecclesiastico da lui pubblicato nel 1927. La presenza a Sassari di giovani e numerosi docenti favorisce la ripresa della pubblicazione della rivista Studi sassaresi e l’organizzazione, nell’università, di “Conversazioni scientifiche” aperte alla cittadinanza. Jemolo contribuisce ad entrambe le iniziative: alla prima con la pubblicazione di due ampi saggi e cioè “Il «Liber Minoritarum» di Bartolo e la Povertà Minoritica nei giuristi del XIII e del XIV secolo” (Studi sassaresi, 2a serie, 2° vol., 1921, pp. 1 ss.) e “Il privilegio paolino dal principio del secolo XI agli albori del XV” (Studi sassaresi, 2a serie, 2° vol., 1923, pp. 243 ss.). Nell’ambito della seconda iniziativa Jemolo è tra i primi ad essere protagonista tenendo, il 25 febbraio 1921, una conferenza dal titolo “La politica ecclesiastica della Sinistra (1876-1896)”. Nel periodo sassarese Jemolo è autore di scritti di Diritto canonico ed ecclesiastico ed anche di Diritto internazionale. In particolare, oltre quelli già citati, vanno ricordati, tra gli altri, il volume Crispi, Firenze, 1922, ed il saggio “Il pensiero religioso di Ludovico Antonio Muratori” (Rivista trimestrale di studi filosofici e religiosi, 1923, pp. 23 ss.) elaborato a Sassari e pubblicato dopo la sua partenza. La permanenza a Sassari risulterà più breve di quanto aveva inizialmente previsto ed infatti svolgerà la sua attività nell’ateneo turritano fino al 12 dicembre del 1922, giorno in cui partecipa per l’ultima volta alla riunione della facoltà. In tale occasione il preside comunica che Jemolo è stato chiamato all’unanimità all’Università di Bologna e gli manifesta il compiacimento e l’augurio vivo di una splendida carriera universitaria e il rammarico per il vuoto che lascia nella facoltà. Jemolo a sua volta ringrazia e assicura che conserverà costante il ricordo dell’Università di Sassari nella quale iniziò la propria vita accademica. Dopo il periodo sassarese Jemolo insegnerà a Bologna dal 1923 al 1925, all’Università Cattolica di Milano (1925-27), nuovamente a Bologna dal 1927 al 1933 e poi a Roma fino al 1961 dove, nel 1967, gli è conferito il titolo di professore emerito della stessa università. Muore a Roma il 12 maggio 1981. È stato, indubbiamente, una delle più eminenti personalità del Novecento e la sua vastissima cultura emerge dai circa settecento scritti scientifici e da oltre un migliaio di articoli pubblicati su quotidiani nei quali l’attenzione è rivolta a temi giuridici, storici, politici, letterari e di costume. Basti ricordare le Lezioni di diritto ecclesiastico più volte edite tra il 1933 ed il 1979, le quali proprio per le modalità di trattazione dei singoli temi hanno sempre indotto gli studenti ad andare oltre le nozioni istituzionali e a ragionare di diritto favorendo, quindi, la loro formazione come giuristi. Il volume Chiesa e Stato negli ultimi cento anni è certamente, nelle sue varie edizioni, un testo indispensabile per una matura visione delle relazioni tra Stato e Chiesa. Non si possono dimenticare le monografie il Matrimonio canonico (Firenze 1941) e il Matrimonio (3ª ed., Torino 1961) e infine le belle pagine di Anni di prova (Vicenza 1969) che possono considerarsi una autobiografia di questo insigne Maestro.
Tratto da Francesco Falchi, in Storia dell'Università di Sassari a cura di Antonello Matton