Antonio Segni
Professore di Diritto processuale civile
Preside della Facoltà di Giurisprudenza
Rettore dell'Università di Sassari
Antonio Segni, più volte presidente del Consiglio dei ministri nell’Italia repubblicana e dal 1962 al 1964 presidente della Repubblica, è stato rettore dell’Università di Sassari dal 1944 al 1951. Uno dei più apprezzati studiosi italiani del Diritto processuale civile (praticamente “inventata” come disciplina scientifica dal suo maestro Giuseppe Chiovenda), si trovò a dividere la propria vita fra gli studi giuridici e la militanza politica. Era nato il 2 febbraio 1891 a Sassari, dove la sua famiglia era arrivata nella prima metà dell’Ottocento da Carloforte. Studi in Giurisprudenza a Sassari, laurea a 22 anni nel 1913: seguono una breve esperienza in uno studio legale, la partecipazione alla Prima guerra mondiale come tenente d’artiglieria, il matrimonio con donna Laura Carta Caprino (di una facoltosa famiglia di proprietari terrieri: ne nasceranno tra il 1926 e il 1939 i loro quattro figli, Celestino, Giuseppe, Paolo e Mariotto). Subito dopo la guerra aveva iniziato, praticamente quasi nello stesso momento, le sue due “carriere”: dal 1919 iscritto al Partito popolare italiano appena fondato da don Sturzo, nel 1920 il primo insegnamento del Diritto processuale civile. Sarà ordinario di Procedura civile e ordinamento giudiziario nella libera Università di Perugia dal settembre del 1924 al febbraio del 1925. Sono i mesi immediatamente successivi al delitto Matteotti: Segni, che già nel 1920 è stato delegato al congresso di Napoli del Ppi e nel 1923 al congresso di Torino (dove il partito rompe l’alleanza di governo con Mussolini), nelle elezioni del 1924 è stato uno dei candidati di prestigio della lista popolare in Sardegna: nella iniqua distribuzione dei seggi dettata dalla legge Acerbo, il Ppi avrà un solo eletto, l’avvocato Palmerio Delitala di Bosa. Segni, con 1.622 preferenze (di cui 238 a Sassari, dove stravince la lista dell’Opposizione costituzionale, che porterà alla Camera Mario Berlinguer) è il secondo dei non eletti. Dopo il delitto Matteotti entrerà a far parte del Comitato sassarese delle opposizioni. Le leggi eccezionali chiudono questo periodo della vita italiana (e anche quella di Segni militante politico). Riprende gli studi e l’insegnamento: dal febbraio 1925 all’ottobre 1929 è professore di Proceduta civile nell’Università di Cagliari. A quel punto ha già scritto alcuni dei suoi lavori più importanti, tutti centrati sul tema dell’intervento (l’atto - spiegano i manuali - con cui un soggetto interviene in un processo pendente fra altri): dopo i suoi primi due lavori, L'intervento adesivo, Roma 1920, L'intervento volontario in appello, Sassari 1920, ha pubblicato su Studi sassaresi, la rivista della Facoltà di Giurisprudenza, “La legislazione processuale e la riforma del dopoguerra”, 1921, “L’opposizione del convenuto nel procedimento monitorio”, 1924-25, e il breve saggio Revisione degli estimi catastali e la Sardegna, Sassari 1924. Seguiranno altri lavori, dal 1927 “Tribunali del lavoro in Italia”, negli Studi per Chiovenda, e lungo tutti gli anni Trenta, che sono quelli in cui (anche per le ragioni biografiche che abbiamo detto) la sua produzione sarà più abbondante. L’impegno politico non gli impedirà, nel dopoguerra, di studiare Il giudice istruttore nel processo civile, Milano 1955, “L’unità del processo”, in Rivista italiana di scienze giuridiche, 1954, Il processo civile nello Stato contemporaneo, Milano 1954. Nel Novissimo Digesto sarà lui a firmare la voce "Intervento in causa”, 1962. Una raccolta di suoi scritti sarà pubblicata in due volumi a Torino dalla UTET nel 1965. Annullato, per l’opposizione delle autorità fasciste, il suo trasferimento alla cattedra di Diritto processuale civile a Napoli, il 1° novembre 1930 è trasferito a Sassari, dove terrà la cattedra per vent’anni, sino al 1953. Sono anni dedicati allo studio, ma attenti anche all’evoluzione della situazione politica italiana. All’approssimarsi della fine del fascismo, già nel 1941-42, entra in contatto con i gruppi dei cattolici milanesi che stanno dando vita alla Democrazia Cristiana. L’8 settembre gli porta nuove responsabilità: viene chiamato dai vescovi sardi a partecipare alla creazione della Dc in Sardegna (sarà il referente del comitato di undici membri - uno per diocesi - incaricati di dar vita al partito nell’isola) e il comando militare della Sardegna lo nomina nello stesso ottobre successivo Commissario straordinario per il governo amministrativo dell’Università di Sassari. L’anno dopo sarà eletto Rettore e quindi confermato sino al 1951. Dal 1° febbraio 1954 viene chiamato alla cattedra di Diritto processuale civile dell’Università di Roma, che lascerà soltanto quando andrà in pensione, nel 1961. Ma intanto il suo impegno in politica lo ha già portato pressoché stabilmente a Roma (ma il “professore”, come lo chiamano a Sassari, non rinuncerà a tornare in Sardegna poco meno che ad ogni fine settimana, con una insistenza che entrerà a far parte del suo personaggio). Eletto nel 1944 nel Consiglio nazionale della Dc, nello stesso anno è sottosegretario all’Agricoltura nel governo Bonomi: lo sarà anche nei governi Parri e De Gasperi, e nel secondo governo De Gasperi diventerà ministro dell’Agricoltura (è stato eletto nell’isola alla Costituente nel 1946 e sarà rieletto più volte sino alla fine). Già da sottosegretario all’Agricoltura, ministro il comunista Fausto Gullo, ha firmato con lui una serie di interventi nel difficile campo dell’agricoltura, così importante per la Sardegna: nel decreto “omnibus” del dicembre 1944, che contiene un articolato elenco di provvedimenti per l’isola, è previsto un robusto stanziamento per la Facoltà di Agraria dell’Università di Sassari, che proprio quest’anno muove i primi passi. Per la sua istituzione, nel 1950, dovranno mobilitarsi non soltanto le autorità locali, ma anche gli studenti, che occuperanno il palazzo della sede centrale dell’Università: Segni, che in quel momento è insieme rettore e ministro dell’Agricoltura, “proteggerà” il movimento degli studenti, funzionale al suo intervento nel governo per avere una facoltà che ritiene essenziale per lo sviluppo della Sardegna. Segni fu uomo profondamente interessato all’economia agricola dell’isola e alla condizione dei contadini, un impegno che va al di là del suo stesso status di (piccolo) proprietario terriero. Non per nulla il suo capolavoro come uomo di governo sarà proprio la Legge stralcio della riforma agraria, promulgata il 20 ottobre del 1950, per la cui approvazione deve combattere non soltanto con l’opposizione delle sinistre ma, forse anche più duramente, con le forti correnti moderate del suo stesso partito. Alla legge stralcio seguirà il 27 maggio del 1951 il decreto del Presidente della Repubblica che istituisce l’Etfas (Ente per la trasformazione fondiaria e agraria della Sardegna). Le leggi dovrebbero aprire la strada ad una riforma agraria generale, estesa all’intero Paese: Segni proverà ad insistervi sino a metà degli anni Cinquanta, ma ormai nel partito prevalgono gli interessi contrari alla “bolscevizzazione dell’agricoltura”, come fu chiamata dagli avversari. Del resto dal 26 luglio del 1951 (e sino al gennaio 1954) è ministro della Pubblica Istruzione: il 3 agosto del 1951, peraltro, si è dimesso da rettore sassarese. Nel 1955 formerà il suo primo governo, un tripartito Dc-Pli-Psdi, come capo del quale firmerà il 25 marzo 1957 gli storici Trattati di Roma che istituiscono la CEE e l’Euratom, primi passi dell’unificazione europea: per il suo impegno europeista sarà insignito ad Aquisgrana, il 7 maggio 1964, del Premio “Carlo Magno”. Dimessosi il 6 maggio dello stesso 1957, l'anno successivo è vicepresidente e ministro della Difesa nel II governo Fanfani. Nel 1959 dà vita al suo secondo governo, un monocolore Dc appoggiato dalle destre, in cui è anche ministro dell’Interno (nel frattempo è nata la corrente dei dorotei, di cui sarà considerato uno dei capi); dimissioni di questo secondo governo nel febbraio I960. Reincaricato (ma senza fortuna), sarà ministro degli esteri nel governo Tambroni e nel III e nel IV governo Fanfani. Il 6 maggio 1962 viene eletto presidente della Repubblica, dopo una lunga serie di votazioni e non senza forti tensioni all’interno della stessa Dc. Colpito da un ictus il 7 agosto 1964, mentre nasce il II governo Moro di centrosinistra, si dimetterà dalla carica il 6 dicembre. Morirà a Roma il 1° dicembre 1972. «Quella di Segni — ha scritto Agostino Giovagnoli in un esemplare profilo biografico - non è stata una vicenda eclatante, il suo stile po-litico è stato sempre moderato, elegante, sobrio. La sua modestia è stata una componente importante della sua popolarità. In questo senso egli è rimasto fedele al modello del gentiluomo sassarese che lo ha sempre contraddistinto». La sua ininterrotta fedeltà alle radici sassaresi si è espressa anche nei suoi anni di rettorato, perfino in quelli in cui - impegnato nell’attività di governo a Roma - aveva affidato la “sua” università al vicerettore e allievo Sergio Costa, che sarebbe stato uno dei suoi successori nella guida dell’Ateneo.
Tratto da MANLIO BRIGAGLIA, in Storia dell'Università di Sassari, a cura di Antonello Mattone